Equitalia addio!
Il Governo spinge sull’ acceleratore, la riforma della riscossione esattoriale, e con essa di Equitalia, dovrà essere compiuta prima dell’estate.
Equitalia, insomma, dovrebbe scomparire e, al suo posto, ci sarà una nuova realtà a gestire completamente l’invio ai contribuenti delle famose cartelle di pagamento e a procedere, successivamente, con i pignoramenti.
La sostanza non cambia, purtroppo, per chi si era illuso che con l’eliminazione di Equitalia lo Stato avrebbe rinunciato ai propri crediti.
Sul tavolo delle ipotesi, elaborate dai tecnici di palazzo Chigi, compaiono quattro soluzioni diverse, che verranno analizzate insieme ai sindacati dei lavoratori attualmente impiegati presso gli sportelli di Equitalia (vero e proprio problema, prima della ristrutturazione).
La prima soluzione, che al momento sembra maggiormente preferita dalle parti sociali e dal Governo, è quella della fusione tra Agenzia delle Entrate ed Equitalia in un unico organismo.
Ma c’è anche l' ipotesi della costituzione di un’autorità indipendente, di una società pubblica, ma con una autonomia economica maggiore ed, infine di una realtà controllata direttamente dal ministero dell’economia.
Qualora dovesse passare l’idea del connubio Equitalia-Entrate, l’Agenzia dovrebbe ospitare, al suo interno, un organico di ben 8.500 dipendenti, con tutti i problemi che da ciò deriverebbero in termini di legittimità dell’assunzione.
Questo perché Equitalia, come noto, è una società privata, mentre l’accesso ai posti pubblici, quelli appunto dell’Agenzia delle Entrate, è consentito dalla Costituzione solo mediante concorso (l’articolo 97 della Costituzione, all’ultimo comma, così recita: «Agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge»).
Il personale di Equitalia, dunque, verrebbe assunto senza un bando, una graduatoria, una verifica e una prova selettiva, contrariamente a tutti quei disoccupati che, da anni, attendono un concorso per inserirsi nelle schiere dei pubblici dipendenti. Insomma, una situazione di privilegio che non può essere giustificata nel nostro ordinamento, con il rischio di dover poi dichiarare illegittime le nomine senza concorso, così come è già avvenuto, lo scorso inverno, per i famosi funzionari dell’Agenzia delle Entrate promossi a dirigenti “motu proprio”.
Di fronte a questa perplessità del passaggio, senza concorso, di dipendenti privati nella pubblica amministrazione, i tecnici del governo hanno dalla loro un precedente e ritengono che attraverso una legge che disciplini la situazione non ci siano profili di violazione del dettato costituzionale.
Ma il Parlamento, è noto, ha spesso creato soluzioni non condivise dalla Corte Costituzionale, specie in ambito lavoristico.
Forse una sanatoria per i debiti con Equitalia?
Equitalia dovrà risarcire i contribuenti che hanno ricevuto cartelle di pagamento palesemente illegittime, come quelle destinate a un soggetto diverso da quello effettivo o per importi già pagati o sospesi dal giudice, ecc. In più verranno condonati interessi, more, aggi e sanzioni maturati sino ad oggi.
Tra i piatti caldi della riforma fiscale non c’è solo la soppressione di Equitalia e il trasferimento di tutte le sue competenze, in materia di riscossione esattoriale, all’Agenzia delle Entrate, ma anche la previsione di risarcimenti per i contribuenti destinatari di “cartelle pazze”.
Non solo: viene esteso il diritto all' autotutela, gratuità delle spese di notifica e riduzione degli interessi sulle cartelle di pagamento.
A contenere tutte queste novità sono due proposte di legge appena presentate. Sul punto sembra esserci uniformità di posizioni tra i partiti, lo stesso Governo, negli scorsi giorni, aveva annunciato l’intenzione di abolire Equitalia (sia per bocca del Premier Renzi che del ministro dell’Economia Padoan).
Insomma, Equitalia resta sempre un importante cavallo di battaglia tutte le volte in cui si intende smuovere l’attenzione degli elettori. Ma non è cambiando il nome del soggetto riscossore che si modifica anche il rapporto con il fisco: un rapporto che deve essere riformato già prima, nella fase di creazione del tributo e delle norme processuali che pongono il contribuente in posizione di svantaggio rispetto all’amministrazione finanziaria.
Peraltro, nella proposta di legge che prevede l’abolizione di Equitalia con migrazione delle sue competenze all’Agenzia delle Entrate, si stabilisce comunque il passaggio del personale dipendente dalla prima alla seconda: quindi, chi sino ad oggi è stato vittima della scarsa disponibilità e preparazione dei burocrati, continuerà a sperimentare la stessa sensazione di abbandono, trovando al di là dello sportello le stesse persone.
La nuova proposta di legge prevede una sorta di condono di interessi, more, aggi e sanzioni maturati sulle cartelle fino alla data di entrata in vigore del provvedimento, sostituendo gli importi a debito con un interesse pari all’Euribor a 12 mesi (attualmente leggermente negativo, quindi di fatto a zero).
Nella seconda proposta si prevedono interventi contro le cartelle pazze, con un risarcimento versato al contribuente dall’ente che ha commesso l’errore da cui è nata l’errata pretesa. Previste azioni volte anche a potenziare l’autotutela e la possibilità di far valere la prescrizione dei titoli esattivi.
Proposto pure l’innalzamento della soglia del minimo in cartella, la gratuità delle comunicazioni e delle notifiche effettuate tramite Pec e una nuova possibilità di rateazione per il debitore che offre una garanzia pari a un terzo delle rate scadute e non pagate.
Ancora su Equitalia, sanatoria in arrivo.
Nei casi di difficoltà finanziaria sono previsti piani di rientro, dilazioni, stralci di parte del debito.
Avevamo avuto sentore, qualche tempo fa, della possibilità di una sanatoria sui debiti Equitalia, ora sembra che l’iter del provvedimento abbia preso una direzione ben precisa, con un disegno di legge sulla rottamazione dei ruoli, meglio noto (sebbene impropriamente) come Sanatoria Equitalia o anche Condono Equitalia.
Il testo è stato, difatti, recentemente assegnato alla 6ª Commissione permanente del senato (Finanze e tesoro).
La norma è particolarmente importante e attesa da molti, in quanto, pur non contenendo una sanatoria vera e propria, dà la possibilità di saldare i debiti con Equitalia in modo graduale, senza l’applicazione di interessi e sanzioni e cancellando una parte del debito diventato insostenibile.
La nuova normativa non è vantaggiosa soltanto per i cittadini, ma anche e soprattutto per lo Stato: l’attuale situazione, difatti, è al collasso, con 682,2 miliardi di somme iscritte a ruolo complessivamente a carico di Equitalia (dato al 28 febbraio 2015), dei quali, però, 580,2 miliardi sono da considerare prudenzialmente inesigibili.
Considerando, dunque, la situazione di sofferenza dei crediti, nonché le continue richieste di cittadini e imprenditori vessati dai debiti con lo Stato, dietro impulso del Movimento oppressi dal fisco, è stato realizzato il disegno di legge, presentato dalla senatrice Anna Maria Bernini, insieme al collega di gruppo Emilio Floris.
La norma prevede piani di rientro che consentiranno di stralciare una parte del debito, ma nello stesso tempo consentiranno allo Stato di recuperare una grande fetta di quanto non riscosso.
DESTINATARI. I destinatari del provvedimento sono i contribuenti sia in grave difficoltà finanziaria, sia in momentanea difficoltà finanziaria. In particolare: per contribuente in grave difficoltà finanziaria si intende chi ha un debito, iscritto a ruolo, costituito per oltre il 50% da ruoli resi esecutivi prima del 31 dicembre 2010; per contribuente in momentanea difficoltà finanziaria si intende chi ha un debito, iscritto a ruolo, costituito per oltre il 50% da ruoli resi esecutivi prima del 31 dicembre 2012. I contribuenti tutelati sono sia i semplici cittadini, che i lavoratori autonomi e le imprese.
PROPOSTA DI RIENTRO. Il Ddl rottamazione ruoli dà la possibilità, ai soggetti in momentanea o grave difficoltà finanziaria, di fruire di un piano di rientro, commisurato alle effettive difficoltà economiche riscontrate nel pagamento dei debiti con Equitalia.
Non sarà più, però, l’Ente a decidere se accettare o meno il piano, come avviene sino ad oggi, ma sarà proprio Equitalia a essere obbligata ad accettare il rientro: il piano dovrà includere una rateizzazione compatibile con le possibilità del debitore e potrà contenere lo stralcio di una parte del dovuto (una sorta di “sanatoria”parziale). Nel dettaglio, la proposta di rottamazione, o meglio di rateazione e stralcio, deve essere notificata dall’agente della riscossione, per via telematica, tramite posta elettronica certificata (PEC) entro il 30 aprile 2017 (cioè l’anno successivo a quello di entrata in vigore della legge, nella speranza che l’iter si concluda entro il 2016). Equitalia deve poi trasmettere, per via telematica, la proposta all’Agenzia delle entrate e all’Inps, relativamente ai crediti di competenza degli Enti, entro il 31 maggio successivo. Il contribuente, anche a mezzo PEC, deve comunicare l’accettazione a Equitalia entro il 31 luglio successivo.
IL PIANO DI RIENTRO. I piani di rientro potranno essere di due tipologie, a seconda del grado di difficoltà finanziaria del contribuente: per i contribuenti in grave difficoltà il piano potrà prevedere: il pagamento integrale dell’Iva eventualmente dovuta; il pagamento integrale dei contributi eventualmente dovuti; il pagamento del 75 per cento dei tributi (dunque lo stralcio del 25% degli stessi); lo stralcio integrale delle sanzioni; lo stralcio integrale degli interessi; lo stralcio integrale dell’aggio di riscossione. Per i contribuenti in momentanea difficoltà è previsto lo stesso trattamento per sanzioni, interessi e aggio, ma lo stralcio dei tributi si limita al 5 per cento.
DILAZIONE DEL DEBITO. Per quanto concerne la dilazione dei debiti, la stessa sarà così strutturata: per i debiti inferiori a 50.000 euro, 8 rate trimestrali, da saldare dunque in 24 mesi; per i debiti superiori a 50.000 euro , 12 rate trimestrali, da saldare dunque in 36 mesi.
In entrambi i casi, la prima rata deve essere versata entro il 30 settembre dell’anno in cui è stata ricevuta la proposta di definizione